36-41 Novembre 30, 1938 Chi gira nel Voler Divino e riconosce le sue opere, riceve la dote che Dio l’ha dato, e forma le sue giornate, si fa messaggera di pace tra il Cielo e la terra. La generazione divina, la portatrice.

(1) Stavo facendo il mio giro negli atti del Volere Divino fatti per amore nostro, e mi pareva che tutti volevano essere riconosciuti, che cosa avevano fatto e quanto ci avevano amato e come ci amano, non essendo soggetto a finire il loro amore. Onde pensavo tra me: “Quale è il bene che faccio col ritornare sempre negli atti del Volere Divino? ” Ed il mio sempre amabile Gesú, sorprendendomi, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, tu devi sapere che tutto ciò che abbiamo fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, non facevamo altro che formare la dote per dotare le creature degli stessi beni e opere nostre; ora, chi viene nel nostro Volere viene a prendere possesso della sua dote, a riconoscerla, ad amarla, e come gira in Esso per conoscere la sua dote estesissima, che le ha dato il suo Creatore, così forma la sua giornata nel tempo, sicché, quante volte gira, cammina, ama, conosce, tante giornate forma, ed Io perciò le ho dato questa gran dote, che può ricevere e conoscere nel tempo, perché faccia le sue giornate, le quali saranno le giornate che coroneranno il giorno eterno dell’Eternità che mai finisce. Quindi, quanto più gira in Esso, tante più giornate forma che la renderanno più ricca e gloriosa in Cielo. E se la creatura non si prendesse cura di riconoscere, di possedere, di amare questa gran dote, prima che sarebbe, una povera infelice che vive nelle miserie ed è costretta a morire di fame mentre possiede tanti beni; succederebbe come ad un padre che dota il suo figlio delle sue proprietà estesissime, il quale non si cura né di riconoscerla né di andarci spesso per possedere, godere la dote che gli ha dato il proprio padre; questo figlio, con tutta la dote che potrebbe possedere, perché non la cura, non la riconosce, da ricco è povero, e si può dire che è disceso dalla nobiltà del padre, come se non fosse suo figlio legittimo. Quale dolore non sarebbe quello del povero padre, che mentre lui è tanto ricco, vede il figlio povero, coperto di stracci e mendicando il pane dagli altri? Questo figlio, se avesse potere, farebbe morire di dolore il proprio padre. In tale stato si trova il nostro Essere Supremo, tutto ciò che abbiamo creato era dote che davamo alla creatura per renderla felice e ricca, e per farci conoscere chi siamo, quanto l’abbiamo amato e fatto per lei; quindi, chi non gira nelle opere nostre non le riconosce, né le possiede, né vi forma il merito delle sue giornate nel tempo; non è per Noi questo un grande dolore? Perciò vieni sempre nelle opere nostre; quanto più verrai, più le riconoscerai, le amerai e con diritto ne terrai il possesso.
(3) Oltre di ciò, ogni atto fatto nella mia Volontà è un messaggero di pace che parte dalla terra e viene nel Cielo, e viene a mettere pace tra il Cielo e la terra; ogni parola detta sul mio Volere porta il vincolo della pace, e chi viene in Esso a vivere, il primo bene che riceve è il vincolo della pace tra essa e Noi, si sente come imbalsamata nella nostra pace divina; con questo vincolo di pace sente in sé la virtù di fare da paciera tra il Cielo e la terra; tutto è pace in essa, pacifiche sono le parole, gli sguardi, i moti. Oh! quante volte con una sola parola mette pace tra Noi e le creature; un solo suo sguardo dolce e pacifico ci ferisce e ci fa cambiare i flagelli in grazie, perciò tutti i suoi atti non sono altro che vincoli di pace, messaggeri pacifici, che portano il bacio di pace delle creature a Dio, e di Dio alle creature. Molto più, che quanto più vive la creatura nella nostra Volontà, più si addentra nella nostra Famiglia Divina, acquista di più i nostri modi, viene messa a conoscenza dei nostri segreti, ci somiglia di più, l’amiamo e ci ama di più, e ci mette in condizione di darle sempre nuove grazie, nuove sorprese d’amore. La teniamo in casa nostra, appartenente alla Famiglia nostra; possiamo dire: “Mangia alla nostra tavola, dorme sulle nostre ginocchia, vivere senza di essa non lo possiamo. Il nostro Volere se la vincola in modo, e ce la rende amabile, attraente, che non possiamo stare senza di essa, né essa senza di Noi”.
(4) Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, il nostro desiderio è grande, che le creature vivano nel nostro Volere. Ci troviamo nelle condizioni di una povera madre che sente il bisogno di uscire il suo parto e non lo può, non ha dove metterlo né a chi affidarlo, né chi lo riceva; povera madre, quanto soffre. Così si trova il nostro Essere Supremo, sentiamo il bisogno di generare Noi stessi; e dove metterci? Se la nostra Volontà non è vita della creatura, non c’è posto per Noi, non abbiamo a chi affidarci, né chi ci alimenti, né il corteggio che ci vuole alla nostra Maestà Adorabile, e siccome la nostra Trinità Santissima sta sempre in atto di generare, questi nostri parti rimangono in Noi stessi repressi, mentre vogliamo generare la nostra Trinità Divina nelle creature; ma siccome non vivono nel nostro Volere, non vi è chi riceva la nostra Generazione Divina. Quale dolore, vederci rintanare in Noi stessi senza poter svolgere il gran bene che può fare la nostra Generazione Eterna nelle creature. La nostra Volontà abbraccia tutto, e chi vive in Essa, come forma i suoi atti, così si fa la portatrice di tutti: Se ama ci porta l’amore di tutti, se adora ci porta l’adorazione di tutti, se soffre racchiude la soddisfazione di tutti; un atto nel nostro Volere deve sorpassare, racchiudere, abbracciare tutti e tutto, e giunge fino a farsi portatore del nostro Ente Supremo, perché non usciamo mai dal nostro Volere, e chi vive in Esso ci può racchiudere in ogni suo atto, per portarci dove vuole: Alle creature per farci conoscere, alla Creazione tutta per dirci quanto sono belle le opere tue, a Noi stessi per dirci, vedi quanto vi amo, che giungo fino a portarvi Voi stessi”. Noi ci troviamo nelle condizioni in cui si trova la sfera del sole, che non esce mai da dentro il circolo dei suoi raggi, e se questi scendono fin nel basso della terra, investe tutto, anche la piccola pianticella; la sua sfera, dall’altezza dove si trova, non si scosta mai dalla sua luce, cammina insieme e fa ciò che fanno i suoi raggi. Tale siamo Noi, siamo i portatori della nostra Volontà, ed Essa è la portatrice nostra; siamo una sola vita, e chi vive in Essa si fa portatore del nostro Essere Divino, e Noi ci facciamo portatori della piccola volontà umana, e l’amiamo tanto che forma la nostra vittoria e la gioia più bella di vedere compiuta in essa la nostra Volontà”.