Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 16 giugno 2025 - Sant´ Aureliano (Letture di oggi)

Si trovavano ogni sera in via dei Banchi, oltre ponte Sant'Angelo, dei giovani che giocavano accanitamente all'innocente e bambinesco giuoco della piastrella. Avevano però il brutto vizio di condire il loro divertimento con le grida più chiassose e invereconde intercalandole con non poche orribili bestemmie. Filippo andava spesso in via dei Banchi, e appena quei giovinastri lo scorgevano gli gridavano dietro: €” Ehi, fra Filippo! Ehi, fratonzolo, vieni un po' qui a giocare con noi!... Lo chiamavano frate o fratonzolo perché da un po' di tempo Filippo aveva preso a portare una specie di tunica col cappuccio, come i mistici eremiti abruzzesi giunti a Roma col nome di Cappuccini; e come loro nel cappuccio aveva sempre un po' di pane e un libro di preghiere. Fate largo! Fate largo all'eremita! Date il passo all'uomo di Dio! Gridavano scherzosamente i giovani. Filippo sorridendo amorevolmente, e non risparmiandosi qualche volta di rispondere loro per le rime da vero e buon fiorentino qual era, si tirava su le maniche della tonaca e lanciava la sua brava piastrella diritta al segno, quasi senza fallire un colpo, come quando giocava in riva all'Arno da ragazzino. Allora tutti d'intorno l'acclamavano: €” Bene! Bravo! Viva! E la gente che passava si fermava a guardare, meravigliata che un eremita non si peritasse di far lega con degli scioperati, riconosciuti come i peggiori soggetti di Roma. Ma lo strambo e giocondo eremita, quando vedeva che i curiosi erano cresciuti abbastanza, gettava via la piastrella e, fermandosi sul più bello del giuoco, esclamava, fattosi d'un tratto serio e ispirato:€” Fratelli, cari fratelli, tutti qua! Vi voglio dire qualcosa di importante, di cui dovete rimanere contenti. Vi voglio dire che Iddio chiede del bene anche da voi. Morì in croce per tutti, il Signore; anche per voi che non vi vergognate di bestemmiarlo, di ingannarlo, di tradirlo, di crocifiggerlo ancora e sempre, il Signore! Le sue chiese sono deserte e abbandonate. La sua casa vi aspetta, cari fratelli. Andate nella Casa del Signore, sia pur soltanto alla festa, ma andatevi. E soprattutto siate buoni e puri. State allegri quanto o come vi pare: ridete, scherzate, giocate pure alla piastrella, ma non peccate, o fratelli!. Quei giovani scapestrati e tutti quanti si erano fermati a far circolo, se ne stavano quieti e tutto orecchie a sentirlo. E quando, venuta la notte se ne tornavano a casa, vi giungevano con quelle buone parole nelle orecchie e poco alla volta divenivano migliori. (San Filippo Neri)

31-4 Agosto 21, 1932 Desiderio di Gesù e bisogno che sente del “ti amo” della creatura. Come il suo amore resta fallito. L’amore sangue dell’anima. Anemia che esiste nel mondo.


(1) Stavo girando negli atti della Divina Volontà, ed oh! come vorrei mettere il contraccambio degli atti miei agli atti suoi, ed essendo troppo piccola ed incapace di poter fare atti equivalenti per contraccambio dei suoi, me n’esco col mio piccolo “ti amo”, ma ad onta ch’è piccolo, Gesù lo vuole, l’aspetta per dirmi: “La neonata della mia Volontà ha messo del suo negli atti nostri, sicché non sono più soli, ma hanno la compagnia di colei, per causa della quale furono creati, e questa fu ed è la nostra Volontà, per dare il campo d’azione alla creatura negli stessi atti nostri per poterle dire: Amiamo ed operiamo dentro d’un sol campo”. Ma pensavo tra me: “Che gran che, questo mio piccolo “ti amo” che Gesù vuole e tanto ama?” Ed il mio amato Gesù, tutto bontà mi ha detto:

(2) “Piccola figlia del mio Volere, tu devi sapere che Io amo il tuo “ti amo” e sto sempre in atto d’aspettarlo, Io ti amo sempre, né cesso mai d’amarti, e se tu fai le soste nell’amarmi, sento che Io ti do il mio amore continuo e tu non me lo dai, ed il mio amore si sente come rubato da te. Invece quando il mio “ti amo” corre, ed il tuo si fa trovare pronto per darmi e ricevere il mio “ti amo”, il mio si sente ripagato, e succede che il tuo “ti amo” non dà tempo al mio, ed il mio non dà tempo al tuo, succede una corsa, una gara d’amore tra Creatore e creatura. Molto più, quando veggo che stai per dirmi “ti amo”, la mia Volontà investe il tuo “ti amo” per farlo da piccolo grande, ed Io trovo il mio amore nel tuo, come non debbo amarlo e volerlo? Figlia, sono i miei soliti stratagemmi, le mie industrie, che do per ricevere, questo è il mio commercio, amo, do amore per ricevere amore, e quando non sono amato, il mio commercio resta fallito, e siccome la mia passione è l’amore, non mi stanco, né mi do indietro, incomincio da capo, ripeto, ripeto le industrie, abbondo di stratagemmi e di tenerezze per rifarmi del mio amore fallito nella creatura. Oh! se sapessi come resta ferito e dolente il mio Cuore quando Io dico “ti amo” ed essa non sente la chiamata che le fa il mio per avere il suo. Oltre di ciò, tu devi sapere che l’amore è il sangue dell’anima, come la mia Volontà è la vita, e come nell’ordine naturale la vita non può funzionare senza del sangue, ed il sangue non può circolare se non ha una vita, ed a secondo l’abbondanza del sangue così gode salute, così nell’ordine soprannaturale, l’anima, la mia Divina Volontà, non può funzionare senza il sangue dell’amore, quanto più amore tanto più si sentirà forte, robusta, attiva nell’operare, altrimenti soffrirà d’anemia e potrà finire in tisi, sicché quando non vi è il sangue sufficiente dell’amore, la mia stessa Volontà per quanto è vita, si rende malata nell’anima ed inoperante, perché le manca il sangue dell’amore per funzionare; tutte le virtù si rendono anemiche, ed invece di pazienza, di fortezza, di santità, si vedranno tutte scolorite queste virtù, cambiandosi in difetti. Perciò c’è molta anemia nel mondo, perché manca il sangue puro del mio amore, e di conseguenza vanno incontro ad una tisi terribile, che le porta alla rovina nell’anima e nel corpo. Ecco perciò amo tanto il tuo “ti amo”, e lo voglio in tutti gli atti miei, in tutte le cose create, in ogni atto di creatura, per poter formare molto sangue come antidoto e rimedio all’anemia che esiste, e questo sarà preparativo al regno della mia Volontà. Perciò sento il bisogno del tuo amore, è vero che è piccolo, ma Io non guardo se è piccolo o grande, piuttosto guardo se è stato fatto nella potenza della mia Volontà, che gli atti più piccoli me li fa grandi e l’investe di tale bellezza da sentirmi rapire. Quindi ti basta sapere che lo voglio, mi piace, mi rendi contento, per farlo, se è piccolo o grande me la veggo Io, e questo tuo “ti amo” lo voglio nel palpito del tuo cuore, nell’aria che respiri, nel cielo, nel sole, insomma in tutto. Oh! come vorrei vedere che il tuo “ti amo” investe Cielo e terra, creature e Creatore”.