Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 16 giugno 2025 - Sant´ Aureliano (Letture di oggi)

Filippo era a letto in seguito ad una crisi di renella. Lo assistevano due medici, Angelo da Bagnorea e Rodolfo Silvestro, quando ad un tratto il santo si alza a sedere gridando: Madonna mia benedetta! Madonna mia Santissima! Uno dei medici, scansa le cortine e vede Filippo che si rizza col corpo e si curva con la testa stendendo e ritirando le braccia come se volesse abbracciare qualcuno verso i piedi. Temendo per il male dell'infermo, tenta di calmarlo e si accinge a tenerlo fermo con forza. Filippo lo respinge piangendo e gridando: Lasciatemi stare, lasciatemi stare! Oh! non volete che abbracci la Benedetta Madre mia che mi viene a visitare? Tornando poco dopo al sentimento della presenza altrui, tutto vergognoso si nasconde singhiozzando sotto le lenzuola. Un'altra estasi rimasta famosa, avvenne nel 1559 quando Papa Paolo IV aveva ordinato di esaminare gli scritti di Fra Girolamo Savonarola. San Filippo, lo sappiamo, era della parte del frate. Così i Domenicani. Tra avversari e partigiani, l'accanimento era al parossismo. Mentre i teologi stavano a discutere, i devoti di fra Girolamo si radunavano in una stanza del Convento della Minerva che era in mano ai Domenicani, e li, davanti al Santissimo Sacramento esposto, pregavano continuamente il Signore che allontanasse dal frate il pericolo della condanna. Fu in una di queste riunioni che Filippo ad un certo punto viene preso da irrigidimento estatico. Lo si vede con gli occhi sbarrati e con una espressione di immensa gioia mentre fissa il Santissimo. Portato in una camera vicina, si attende che rinvenga. Rinviene finalmente dopo lungo tempo tutto lieto e pieno di fervore. Al Superiore del Convento che lo assediava di domande, finisce col far comprendere che aveva visto il Signore in atto di benedire i fedeli, assicurandolo che l'esito della controversia era stato favorevole a fra Girolamo. Di fatto le opere del Savonarola non furono condannate. Solo qualche proposizione fu censurata, ma il nome del frate era salvo. (San Filippo Neri)

14-44 Luglio 20, 1922 Il vivere nel Divino Volere innesta nell’anima tutto ciò che la Divina Volontà fece e le fece soffrire alla Umanità di Gesù.


(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto e mi ha inabissato tanto nel suo Volere, che anche a volerne uscire mi riusciva impossibile; succedeva a me come ad una persona cui volontariamente si ha fatto sbalzare dal suo piccolo luogo in un luogo interminabile, la quale, vedendo la lunghezza della via, di cui non ne conosce neppure i confini, depone il pensiero di rintracciare il suo piccolo luogo, ma però felice della sua sorte. Onde, mentre nuotavo nel mare immenso del Voler Divino, il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia carissima del mio Volere, voglio far di te una ripetitrice della mia Vita; il vivere nel mio Volere deve innestare nell’anima tutto ciò che la mia Volontà fece e mi fece soffrire nella mia Umanità, non tollera nessuna dissomiglianza. Vedi, la mia Volontà eterna impose alla mia Umanità che accettasse tante morti per quante creature dovevano aver vita alla luce del giorno, e la mia Umanità accettò con amore queste morti, tanto che il Volere eterno fece tanti segni nella mia Umanità, per quante morti dovevo subire. Ora vorresti tu che Io segnassi la tua con tanti segni per quanti ne fu segnata la mia, affinché quante morti subii Io subisca tu?”

(3) Io ho detto il Fiat, e Gesù con una maestria e velocità insieme, ha segnato la mia con tanti segni di morte per quante ne teneva Lui, dicendomi:

(4) “Sii attenta e forte nel soffrire queste morti, molto più che da questi morti uscirà la vita a tant’altre creature”.

(5) Ora, mentre ciò diceva, con le sue stesse mani creatrici mi toccava, e come mi toccava creava il dolore da farmi sentire pene mortali, mi strappava il cuore, lo feriva in mille modi, ora con frecce di fuoco, ed ora con frecce di gelo da farmi intirizzire, ora me lo stringeva forte, da restare immobile; ma chi può dire tutto? Lo può dire Lui solo ciò che fa. Ond’io mi sentivo schiacciata, annientata e quasi temevo che non avesse la forza, e Lui volendosi come riposare delle pene che mi aveva dato, ha ripreso a dire:

(6) “Di che temi? Forse che il mio Volere non tenga forza sufficiente per sostenerti nelle pene che voglio darti? Oppure che potessi uscire dai confini del mio Volere? Questo non sarà mai, non vedi quanti mari immensi ha disteso il mio Volere intorno a te, in modo che tu stessa non trovi la via come uscirne? Tutte le verità, gli effetti, i valori, le conoscenze che ti ho manifestato, sono stati tanti mari di cui sei restata circondata, ed altri mari continuerò a distendere. Coraggio figlia mia, tutto ciò è necessario alla santità del vivere nel mio Volere, generare somiglianza tra Me e l’anima. Ciò feci con la mia Mamma, non tollerai neppure una piccola pena, né nessun atto o bene che feci, che Lei non prendesse parte, una era la Volontà che ci animava, e quindi, quando Io subivo le morti, le pene, operavo, Lei moriva, penava, operava insieme con Me, nella sua anima mi doveva essere copia fedele, in modo che specchiandomi in Lei dovevo trovare un altro Me stesso. Ora, ciò che feci con la mia Mamma lo voglio fare con te, dopo Lei metto te, voglio che sia adombrata la Santissima Trinità sulla terra: Io, la mia Mamma e tu. E questo è necessario, che per mezzo d’una creatura il mio Volere abbia vita operante sulla terra, e come può avere questa vita operante se non do ciò che il mio Volere contiene, e ciò che fece subire alla mia Umanità? Il mio Volere ebbe vera vita operante in Me e nella mia inseparabile Mamma; ora voglio che l’abbia in te, una creatura mi è assolutamente necessaria, così il mio Volere ha stabilito, le altre saranno condizionate”.

(7) Ond’io mi sentivo tutta confusa, comprendevo ciò che Gesù diceva, e più mi sentivo annientare, disfare il mio povero essere; mi sentivo tanto indegna che pensavo tra me: “Che sbaglio che fa Gesù, ci sono tant’anime buone cui poteva eleggere”. Ma mentre ciò pensavo in me, Lui ha soggiunto:

(8) “Povera figlia, la tua piccolezza vicina a Me si sperde, ma così ho deciso, dalla razza umana dovevo prenderla; se non prendevo te, prendevo un’altra creatura, ma perché tu sei più piccola ti ho cresciuto sulle mie ginocchia, ti ho nutrito al mio seno, come una piccola bambina, sicché sento in te la mia stessa Vita e perciò ho fissato su di te i miei sguardi, ti ho mirato e rimirato, e compiacendomi ho chiamato il Padre e lo Spirito Santo a rimirarti, e d’unanime consenso ti abbiamo eletto, perciò non ti resta altro che essermi fedele, ed abbracciare con amore la vita, le pene, gli effetti, e tutto ciò che vuole il nostro Volere”.