14-1 Febbraio 4, 1922 L’amore ramingo e respinto dà in singhiozzo di pianto.

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere tutto affannato, il suo respiro era fuoco, e stringendomi a Sé mi ha detto:
(2) “Figlia mia, voglio refrigerio alle mie fiamme, voglio sfogare il mio amore, ma il mio amore è respinto dalle creature. Tu devi sapere che Io nel creare l’uomo, misi fuori da dentro la mia Divinità una quantità d’amore che doveva servire come vita primaria delle creature, per arricchirsi, per sostenersi, per fortificarsi, e per aiuto in tutti i loro bisogni, ma l’uomo respinge quest’amore ed il mio amore va ramingo dacché fu creato l’uomo e gira sempre senza mai fermarsi, e respinto d’uno corre ad un altro per darsi, e come è respinto dà in singhiozzo di pianto, sicché l’incorrispondenza forma il singhiozzo di pianto dell’amore. Onde, mentre il mio amore va ramingo e corre per darsi, se vede uno debole, povero, dà in singhiozzo di pianto e gli dice: “Ahi, se non mi facessi andare 13[1] Questo libro è stato copiato direttamente dal originale manoscritto di Luisa Piccarreta ramingo e mi avessi dato alloggio nel tuo cuore, saresti stato forte e nulla ti mancherebbe”. Se vede un altro caduto nella colpa dà in singhiozzo: “Ahi! se mi avessi dato l’entrata nel tuo cuore non saresti caduto”. Per quell’altro che vede trascinato dalle passioni, infangato di terra, l’amore piange e singhiozzando gli ripete: “Ahi! se avessi preso il mio amore, le passioni non avrebbero vita su di te, la terra non ti toccherebbe, il mio amore ti basterebbe per tutto”. Sicché in ogni male dell’uomo, piccolo oppure grande, lui ha un singhiozzo di pianto e continua ad andar ramingo per darsi all’uomo, e quando nell’orto del Getsemaní si presentarono tutti i peccati innanzi alla mia Umanità, ogni colpa aveva il singhiozzo del mio amore, e tutte le pene della mia Passione, ogni colpo di flagello, ogni spina, ogni piaga, era accompagnata dal singhiozzo del mio amore, perché se l’uomo avesse amato, nessun male poteva venire; la mancanza d’amore ha germogliato tutti i mali ed anche le mie stesse pene.
(3) Io, nel creare l’uomo feci come un re, che volendo rendere felice il suo regno, prende un milione e lo mette in giro, affinché chi ne vuole ne prenda, ma per quanto gira, appena qualcuno prende qualche centesimo. Ora, il re è ansioso di sapere se i popoli prendono il bene che li vuol fare, e domanda se il suo milione è finito per mettere fuori altri milioni, e gli viene risposto: “Maestà, appena qualche centesimo”. Il re sente il dolore nel sentire che il suo popolo non riceve i suoi doni e né li apprezza. Onde, uscendo in mezzo ai suoi sudditi incomincia a vedere, chi coperto di stracci, chi infermo, chi digiuno, chi tremante di freddo, chi senza tetto, ed il re nel suo dolore dà in singhiozzo di pianto e dice: “Ah! se avessero preso i miei soldi non vedrei nessuno che mi fanno disonore, coperti di stracci, ma ben vestiti; né infermi, ma sani; non vedrei nessuno digiuno e quasi morto per fame, ma sazi; se avessero preso i miei soldi nessuno sarebbe senza tetto, avrebbero potuto benissimo fabbricarsi una stanza per ricoverarsi”. Insomma, in ogni sventura che vede nel suo regno lui ha un dolore, una lacrima, e rimpiange il suo milione che l’ingratitudine del popolo respinge. Ma è tanta la bontà di questo re, che ad onta di tanta ingratitudine non ritira questo milione, lo fa continuare a girare, sperando che altre generazioni possano prendere il bene che gli altri hanno respinto, e così ricevere la gloria del bene che ha fatto al suo regno. Così faccio Io, il mio amore uscito non lo ritirerò, continuerà ad andare ramingo, il suo singhiozzo durerà ancora, fino a tanto che trovi anime che prendano questo mio amore fino all’ultimo centesimo, affinché cessi il mio pianto e possa ricevere la gloria della dote dell’amore che ho messo fuori a bene delle creature. Ma sai tu chi saranno le fortunate che faranno cessare all’amore il singhiozzo del pianto? Le anime che vivranno nel mio Volere, loro prenderanno tutto l’amore respinto dalle altre generazioni, con la potenza della mia Volontà creatrice lo moltiplicheranno quanto vogliano e per quante creature me lo hanno respinto, ed allora cesserà il suo singhiozzo, ed in ricambio sottentrerà il singulto della gioia, e l’amore appagato darà alle fortunate tutti i beni, e la felicità che gli altri non hanno voluto”.