Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 16 giugno 2025 - Sant´ Aureliano (Letture di oggi)

Gli apostoli senza nostro Signore lavorarono tutta la notte e non presero neppure un pesce, ma la loro fatica era accetta a Gesù. Voleva mostrare loro che lui soltanto ci può dare qualcosa. Voleva che gli apostoli si umiliassero. Figlioli, dice loro, non avete nulla da mangiare (Gv. 21, 52 Signore, rispose san Pietro, abbiamo pescato tutta la notte senza prendere nulla (Lc. 5, 5). Forse, se avessero preso qualche pesciolino, Gesù non avrebbe fatto il miracolo; ma non avevano nulla e così Gesù riempì subito la loro rete in modo da farla quasi rompere. Ecco qual'è il carattere di Gesù: dona da Dio, ma vuole l'umiltà  del cuore. (Santa Teresina di Lisieux)

8-60 Gennaio 8, 1909 Il frutto e lo scopo della comunione.


(1) Avendo fatto la comunione, al meglio stavo pensando come potevo stringermi più che mai col benedetto Gesù, e Lui mi ha detto:

(2) “Per stringerti più stretta con Me, fino a giungere a sperdere il tuo essere in Me, come Io lo trasfondo nel tuo, devi in tutto prendere ciò che è mio e in tutto lasciare ciò che è tuo; in modo che se tu pensi sempre a cose sante e che solo riguardano il bene, l’onore e la gloria di Dio, lascia la tua mente e prendi la divina; se parli, se operi bene e solo per amore di Dio, lascia la tua bocca, le tue mani e prendi la mia bocca e le mie mani; se cammini le vie sante e rette, camminerai coi miei stessi piedi; se il tuo cuore amerà solo Me, lascerai il tuo cuore e prenderai il mio, e mi amerai col mio medesimo amore, e così di tutto il resto, sicché tu resterai rivestita di tutte le cose mie, ed Io di tutte le cose tue. Ci può essere più stretta unione di questa? Se l’anima giunge a non più riconoscere sé stessa, ma l’Essere Divino in sé stessa, questi sono i frutti delle buone comunioni, e questo è lo scopo divino nel volersi comunicare alle anime; ma quanto ne resta frustrato il mio amore, e quanti pochi frutti ne raccolgono le anime da questo sacramento, fino a restarne la maggior parte indifferenti ed anche nauseati di questo cibo divino”.