Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 16 giugno 2025 - Sant´ Aureliano (Letture di oggi)

« Nei primi anni ch'ero fra le Cappuccine, l'amore a Gesù lo facevo consistere nel lavorare tanto; ma Gesù, già  al cominciare dei santi esercizi della prima Professione, m'aveva detto: Tu ti affanni per troppe cose; una cosa sola ti è necessaria: amarmi! ». (Suor Maria Consolata Betrone)

7-66 Novembre 16, 1906 Diversità che passa tra le offese dei religiosi e quelle dei secolari.


(1) Trovandomi fuori di me stessa vedevo le tante offese che si fanno da sacerdoti e da persone religiose, e il dispiacere grande che il benedetto Gesù ne sentiva. Onde io, quasi meravigliandomi ho detto: “Dolce mia vita, è vero che le persone religiose vi offendono, ma pare a me che i secolari v’offendono maggiormente, eppure mostrate più dispiacere di quelli che di questi, pare che siete tutt’occhi per guardare tutto ciò che fanno i primi, e mostrate di non guardare ciò che fanno i secondi”.

(2) E Lui: “Ah! figlia mia, tu non puoi comprendere la diversità che passa tra le offese dei religiosi e quelle dei secolari, perciò ti meravigli. I religiosi hanno dichiarato di appartenermi, d’amarmi e di servirmi, ed Io li ho affidato i tesori della mia Grazia, e ad altri i tesori dei sacramenti, quali sono i sacerdoti. Ora fingendo di appartenermi nell’esterno, nel loro interno se occorre sono da Me lontani, fanno vedere d’amarmi e di servirmi, ed invece mi offendono, e si servono delle cose sante per servire le loro passioni, perciò sono tutt’occhi per non farle sciupare i miei doni, le mie grazie, e ad onta delle mie premure, giungono a farne scempio in quelle stesse cose che nell’esterno pare che mi stanno glorificando, questa è un offesa tanto grave, che se tu la potessi comprendere ne morresti di crepacuore. Invece, i secolari dichiarano di non appartenermi, di non conoscermi e di non volermi servire, ed è la prima cosa che sono liberi dello spirito d’ipocrisia, la cosa che più mi dispiace. Quindi avendosi dichiarato, non l’ho potuto affidare i miei doni, sebbene la Grazia li eccita, li combatte, ma non si è donata, ché non la vogliono. Succede come ad un re, che avendo mosso battaglia per liberare i popoli dalla schiavitù in cui sono tenuti dagli altri re, a forza di sangue è giunto a liberare parte di quei popoli, quindi se li è messo sotto il suo dominio, provvedendoli di tutto, e se occorre dandoli ad abitare la sua stessa abitazione. Or, di chi si dispiacerebbe di più se l’offendono, di quei popoli che sono rimasti da lui lontani, che pure voleva liberare, o di quei che vivono con lui?”