Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 16 giugno 2025 - Sant´ Aureliano (Letture di oggi)

Molte persone si arrabbiano quando le cose non vanno come dovrebbero. Si innervosiscono facilmente e vivono male. Invece bisognerebbe convivere con le cose che non sono come dovrebbero. Bisognerebbe concentrarsi su ciò che è positivo ed evitare di notare solamente il male. Bisognerebbe evitare di sprecare troppe energie per ciò che è inevitabile. La vita è un albero pieno di frutti prelibati. Ma insieme ai frutti, in mezzo ai rami, ci sono anche delle spine. Se, mentre raccogli i frutti, tocchi le spine e ti arrabbi per essersi graffiato, i frutti perderanno la loro squisitezza e saranno aspri e acidi. Se invece non ti innervosisci per inevitabili graffi, i frutti saranno dolci e saporiti. Se riesci ad accettare le cose brutte, riuscirai a godere pienamente di quelle belle. (Don Nikola Vucic)

6-80 Novembre 13, 1904 La creatura non sarebbe mai stata degna dell’amor divino senza il libero arbitrio.


(1) Continuando il mio solito stato, le mie amarezze si vanno sempre aumentando per le quasi privazioni e silenzio del mio Santissimo ed unico Bene. Tutto è ombra e lampo e sfugge. Mi sento schiacciata e stupidita, non comprendo più nulla, perché Colui che contiene la luce è da me lontano e come lampo che mentre chiarisce, dopo si fa più oscuro di prima. Unico e solo mio retaggio rimastomi è il Voler Divino. Onde, dopo avere molto stentato mi sentivo che più non potevo tirare innanzi; per poco è venuto e mi ha detto:

(2)Figlia mia, la mia Umanità, essendo uomo e Dio, vedeva presenti tutti i peccati, i castighi, le anime perdute; avrebbe voluto afferrare in un sol punto tutto questo e distruggere peccati, castighi, e salvare le anime; sicché avrebbe voluto soffrire non un giorno di Passione, ma tutti i giorni per poter contenere tutto in Sé queste pene, e risparmiare le povere creature. Con tutto ciò che avrebbe voluto e potuto, perché avrei potuto distruggere il libero arbitrio delle creature, ed avrei distrutto questi cumuli di mali, ma che sarebbe dell’uomo senza meriti propri? Senza volontà sua nell’operare il bene? Qual figura farebbe egli mai? Sarebbe egli mai oggetto degno della mia sapienza creatrice? No, certo. Oh! non sarebbe stato come un figlio straniero nella casa altrui, che non avendo lavorato insieme cogli altri figli non ha nessun diritto ed alcuna eredità? E quindi va sempre pieno di rossore se mangia, se beve, perché sa che non ha fatto nessun atto propizio per attestare il suo amore verso di quel padre; onde non può essere mai degno dell’amore di quel padre verso di lui, sicché la creatura non sarebbe mai stata degna dell’amor divino senza il libero arbitrio. D’altronde non doveva infrangere la mia sapienza creatrice, la doveva adorare come l’adorò, e si rassegnò a ricevere i vuoti della giustizia nella Umanità, non però nella Divinità, perché questi vuoti della giustizia divina vengono riempiti dai castighi questa vita, dall’inferno e dal purgatorio. Onde, se la mia Umanità si rassegnò a tutto questo, vorresti tu forse superarmi e non ricevere nessun vuoto di patire sopra di te, per non farmi castigare le gente? Figlia, unificati Meco, e stati pacifica”.