Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 16 giugno 2025 - Sant´ Aureliano (Letture di oggi)

Quel che voi, Fratelli contemplativi, dovete por­tare nel mondo è la vostra presenza; con quella pre­senza porterete la luce. Cristo deve essere la luce che brilla attraverso voi, e la gente, guardandovi, deve ve­dere unicamente Gesù. Non cercate d'essere qualco­s'altro all'infuori di questo. Dovete affrontare la sfida che vi viene da Gesù: Egli ha effuso la luce e voi prenderete la sua luce e accenderete ogni cuore che vi capiterà  d'incontrare. Non opererete a grandi gruppi o con molte persone, ma nella strada, negli ospedali, nelle prigioni: in qualunque luogo dove il buio ha cir­condato un essere umano, voi dovrete essere portatori di luce. (Madre Teresa di Calcutta)

4-117 Marzo 10, 1902 La pena dell’amore è più terribile dell’inferno.


(1) Trovandomi nel solito mio stato, mi sentivo fuori di me stessa andando cercando il mio adorabile Gesù e non lo trovavo, ripetevo le ricerche, i pianti, ma tutto invano, non sapevo più che fare, il mio povero cuore agonizzava ed assorbiva un dolore tanto acuto da non saperlo spiegare, so dire solo che non so come sono restata viva. Mentre mi trovavo in questa dolorosa situazione, ma sempre cercandolo senza potermi un momento astenermi di fare nuove ricerche, finalmente l’ho trovato e gli ho detto: “Come Signore ti fai meco crudele? Vedi un poco tu stesso se sono pene che possa io tollerare”. E tutta sfinita mi sono abbandonata nelle sue braccia; e Gesù tutta compatendomi e guardandomi mi ha detto:

(2) “Figlia diletta mia, hai ragione, quietati che sto con te e non ti lascerò; povera figlia, come soffri, la pena dell’amore è più terribile dell’inferno; che cosa tiranneggia di più, l’inferno o un amore contrapposto, un’amore odiato? Che cosa può tiranneggiare un’anima di più dell’inferno? Un’amore amato. Se tu sapessi quanto Io soffro nel vederti per causa mia tiranneggiata da questo amore; per non farmi soffrire tanto dovresti stare più quieta quando ti privo della mia presenza. Immaginati tu stessa, se Io tanto soffro nel veder soffrire chi non mi ama e mi offende, quanto più soffrirò nel veder soffrire chi mi ama?”

(3) Onde io nel sentire ciò, commossa ho detto: “Signore, dimmi almeno se vuoi che mi sforzi d’uscire da questo stato senza aspettare il confessore quando non venite?”

(4) E Lui ha soggiunto: “Non voglio, no, che tu esci da questo stato prima che venga il confessore, lascia ogni timore, Io mi metto nel tuo interno tenendoti le tue mani nelle mie, ed al contatto delle mie mani conoscerai che sto con te”.

(5) Così quando mi viene l’ansia di volerlo, mi sento stringere le mani da quelle di Gesù, e sentendo il contatto divino mi quieto e dico: “E’ vero, sta con me”. Altre volte venendo più forte il desio di vederlo, mi sento stringere più forte le mani dalle sue e mi dice:

(6) “Luisa, figlia mia, sto qui, qui sto; non mi cercare altrove”.

(7) E così pare che sto più quieta.