04/05/2020, 09.02
VATICANO
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Papa: preghiamo perché nelle famiglie ci sia pace e non violenza domestica

“Il Signore ci liberi da quella psicologia della divisione, di dividere, e ci aiuti a vedere questo di Gesù, questa cosa grande di Gesù, che in Lui siamo tutti fratelli e Lui è il Pastore di tutti. Quella parola, oggi: ‘Tutti, tutti!’, che ci accompagni durante la giornata”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Nelle famiglie, durante questo periodo di quarantena, regni la pace e non ci sia violenza domestica. E’ l’invito alla preghiera col quale papa Francesco ha introdotto la messa celebrata stamattina a Casa Santa Marta. “Preghiamo oggi – ha detto - per le famiglie: in questo tempo di quarantena, la famiglia, chiusa a casa, cerca di fare tante cose nuove, tanta creatività con i bambini, con tutti, per andare avanti. E anche c’è l’altra cosa, che alle volte c’è la violenza domestica. Preghiamo per le famiglie, perché continuino in pace con creatività e pazienza, in questa quarantena”.

Nell’omelia, il Papa commentando il brando degli Atti degli Apostoli (At 11,1-18) in cui Pietro, rimproverato dai fratelli ancora legati alle norme mosaiche di aver mangiato in una casa di pagani, racconta come lo Spirito Santo sia disceso anche su di essi e poi il passo del Vangelo (Gv 10,11-18) Gesù afferma che ha anche altre pecore che non provengono da questo recinto e anche quelle deve guidare ha sottolineato che “Questo ‘tutti’ è un po’ la visione del Signore che è venuto per tutti ed è morto per tutti”.

“Quando Pietro salì a Gerusalemme – ha ricordato - i fedeli lo rimproveravano. Lo rimproveravano perché era entrato in casa di uomini non circoncisi e mangiato insieme con loro, con i pagani: quello non si poteva, era un peccato. La purezza della legge non permetteva questo. Ma Pietro lo aveva fatto perché era stato lo Spirito a portarlo lì. Sempre c’è nella Chiesa – nella Chiesa primitiva tanto, perché non era chiara la cosa – questo spirito di ‘noi siamo i giusti, gli altri i peccatori’. Questo ‘noi e gli altri’, ‘noi e gli altri’, le divisioni: ‘Noi abbiamo proprio la posizione giusta davanti a Dio’. Invece ci sono ‘gli altri’, si dice anche: ‘Sono i ‘condannati’, già. E questa è una malattia della Chiesa, una malattia che nasce dalle ideologie o dai partiti religiosi …”.

“Ci sono delle idee – ha proseguito - delle posizioni che fanno divisione, al punto che è più importante la divisione che l’unità. È più importante la mia idea che lo Spirito Santo che ci guida. C’è un cardinale emerito che abita qui in Vaticano, un bravo pastore, e lui diceva ai suoi fedeli: ‘Ma la Chiesa è come un fiume, sai? Alcuni sono più di questa parte, alcuni dell’altra parte, ma l’importante è che tutti siano dentro al fiume’. Questa è l’unità della Chiesa. Nessuno fuori, tutto dentro. Poi, con le peculiarità: questo non divide, non è ideologia, è lecito. Ma perché la Chiesa ha questa ampiezza di fiume? È perché il Signore così lo vuole”.

“Il Signore, nel Vangelo, ci dice: ‘Io ho altre pecore che non provengono da questo recinto. Anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore’. Il Signore dice: ‘Ho delle pecore dappertutto e io sono pastore di tutti’. Questo ‘tutti’ in Gesù è molto importante. Pensiamo alla parabola della festa di nozze, quando gli invitati non volevano andarci: uno perché aveva comprato un campo, uno si era sposato … ognuno ha dato il suo motivo per non andare. E il padrone si è arrabbiato e ha detto: ‘Andate agli incroci delle strade e portate alla festa tutti’. Tutti. Grandi e piccoli, ricchi e poveri, buoni e cattivi. Tutti. Questo ‘tutti’ è un po’ la visione del Signore che è venuto per tutti ed è morto per tutti. ‘Ma è morto anche per quel disgraziato che mi ha reso la vita impossibile?’. È morto pure per lui. ‘E per quel brigante?’: è morto per lui. Per tutti. E anche per la gente che non crede in lui o è di altre religioni: per tutti è morto. Quello non vuol dire che si deve fare proselitismo: no. Ma Lui è morto per tutti, ha giustificato tutti”.

“E pensiamo a noi, cinquant’anni fa, al dopo-Concilio: le cose, le divisioni che ha sofferto la Chiesa. ‘Io sono di questa parte, io la penso così, tu così …’. Si, è lecito pensarla così, ma nell’unità della Chiesa, sotto il Pastore Gesù”.

“Due cose. Il rimprovero degli apostoli a Pietro perché era entrato nella casa dei pagani e Gesù che dice: ‘Io sono pastore di tutti’. Io sono pastore di tutti. E che dice: ‘Io ho altre pecore che non provengono da questo recinto. Io devo guidare anche loro. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge’. È la preghiera per l’unità di tutti gli uomini, perché tutti gli uomini e le donne … tutti abbiamo un unico Pastore: Gesù. Il Signore – la preghiera conclusiva - ci liberi da quella psicologia della divisione, di dividere, e ci aiuti a vedere questo di Gesù, questa cosa grande di Gesù, che in Lui siamo tutti fratelli e Lui è il Pastore di tutti. Quella parola, oggi: ‘Tutti, tutti!’, che ci accompagni durante la giornata”.

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