«Una decisione eccessiva, irresponsabile e umiliante». Così l’arcivescovo della Chiesa anglicana nel Sudest asiatico Datuk Bolly Lapok ha commentato la decisione di tre giudici in Malaysia, che hanno vietato a un giornale cattolico di usare la parola Allah per indicare il Dio cristiano, perché questo termine si riferirebbe solo al mondo musulmano.
REAZIONE DEGLI ANGLICANI. È stato presentato ricorso contro la sentenza, intanto «i cristiani di Sabah e Sarawak (due Stati della Malaysia, ndr) continueranno ad adorare con reverenza il loro Allah», ha aggiunto l’arcivescovo. «Troviamo davvero inaccettabile che le pratiche quotidiane della Chiesa di Sabah e Sarawak da centinaia di anni, quindi precedenti anche alla nascita del Malaysia, siano ora vietate dalla legge».
«CONTINUEREMO A PREGARE ALLAH». Allo stesso modo, il presidente del Consiglio di tutte le chiese di Sabah, Datuk Thomas Tsen, ha affermato che «continueremo a usare la parola Allah nelle nostre funzioni, preghiere e pubblicazioni. Abbiamo preso una posizione molto chiara e la manterremo».
UNA LUNGA TRADIZIONE. Nello Stato islamico dove vige la sharia e i cristiani sono appena il 9 per cento della popolazione, spesso discriminati, il termine Allah viene usato per indicare il Dio cristiano da almeno 400 anni. Per dimostrare che non è esclusiva proprietà dei musulmani, infatti, la Chiesa cattolica nel 2011 aveva ristampato un raro dizionario malese-latino e latino-malese, pubblicato per la prima volta nel 1631 a Roma, che traduce il termine Dio con Allah. Il termine dunque è sempre stato utilizzato senza creare problemi ma per guadagnare i voti della maggioranza musulmana, il governo ha deciso di aprire la causa.