24/01/2012, 00.00
ITALIA - CINA
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Padre Gheddo alle claustrali: una “campagna di preghiere” per la Chiesa in Cina

La Chiesa di Cina “oggi è una bella speranza per la Chiesa universale e soprattutto per la missione in Asia”, ma “corre il pericolo di dividersi e di cadere in uno scisma”. Padre Lazzarotto: dialogo costruttivo tra Vaticano e Pechino va cercato sul terreno pratico, ma per raggiungere un accordo valido e duraturo “occorre un vero miracolo”, per questo Papa Benedetto XVI ha chiesto più volte ai cattolici di tutto il mondo di unirsi all'invocazione dei loro fratelli e sorelle della Repubblica Popolare Cinese.
Milano (AsiaNews) – Una “campagna di preghiere” per la Chiesa in Cina, che “attraversa il più difficile e decisivo momento della sua storia recente”: è la richiesta che i padri del Pime Piero Gheddo e Angelo Lazzarotto rivolgono a 530 conventi femminili di clausura in Italia.

Nel formulare la domanda, padre Gheddo scrive che la Chiesa di Cina “oggi è una bella speranza per la Chiesa universale e soprattutto per la missione in Asia, il continente in cui vivono l’80-82% dei non cristiani di tutto il mondo!”, ma che “corre il pericolo di dividersi e di cadere in uno scisma”.

Un pericolo che padre Lazzarotto illustra ricostruendo una crisi “innescata il 20 novembre 2010 quando le autorità comuniste decisero di imporre una ordinazione episcopale nella città di Chengde (provincia Hebei) senza l'accordo del Papa”. “Nell'estate del 2011, il governo ha imposto due altre ordinazioni episcopali, il 29 giugno a Leshan (prov. Sichuan) e 14 luglio a Shantou (prov. Guangdong), anche se gli erano stati comunicati i motivi per cui il Papa non poteva dare la sua approvazione. Così la Santa Sede ha dovuto dichiarare che i due sacerdoti che accettarono di farsi ordinare vescovi contro le leggi della Chiesa sono incorsi automaticamente nella scomunica. La Cina ha protestato”.

“Purtroppo - osserva padre Lazzarotto - il governo comunista non esita ad usare le lusinghe e anche la violenza fisica per raggiungere i suoi scopi. Nell'ultimo anno ha mandato addirittura la polizia per costringere vari vescovi sia a partecipare all'Assemblea del dicembre 2010, che ad eseguire quelle Ordinazioni episcopali. Il governo ha creato per questo l'Associazione Patriottica dei cattolici, che finisce per emarginare i vescovi. Questo assurdo uso della forza per imporre specifiche scelte religiose disonora il prestigio della Nuova Cina di fronte al mondo. Non pochi osservatori e studiosi dicono che ci sono fazioni di estrema sinistra che stanno tentando di prendere il sopravvento nell'apparato governativo: non dimentichiamo che si sta preparando un importante congresso del Partito comunista, che dovrà rinnovare i vertici del potere.

Quanto alle prospettive per la Chiesa in Cina, “c'è bisogno, certo, di nuovi vescovi. Ma la Chiesa di Cina si trova in una vera emergenza perché per 30 anni, con la chiusura di tutti i seminari, non era stato ordinato alcun prete. Oggi i possibili candidati all'episcopato sono tutti giovani sui 35-40 anni, che mancano spesso di esperienza. Così, accanto a numerosi vescovi e altri delegati che hanno cercato in tutti i modi di rifiutare la partecipazione ai fatti sopra ricordati, non mancano di quelli che non hanno saputo opporre resistenza. E’ difficile sapere quanto spontaneamente lo abbiano fatto, perché spesso sono preoccupati di assicurare il funzionamento delle strutture indispensabili alla vita ecclesiale, dato che il controllo sulle finanze diocesane spesso è in mano ai membri dell'Associazione patriottica. E' noto che molto denaro fluisce attraverso l’Associazione a un numero crescente di diocesi, seminari e parrocchie, per cui chi non coopera col governo deve pagare un grosso costo finanziario. E, come sempre accade, accettare denaro significa una perdita di indipendenza”.

In questo quadro, “vari tentativi del passato di trovare un'intesa anche con le autorità della Cina comunista sono falliti per il sabotaggio di forze interessate a mantenere lo stato di conflittualità. Ma Benedetto XVI, come già i suoi predecessori, non perde occasione per esprimere la sua fiducia nella Chiesa che vive in Cina, come pure la grande stima che nutre per il popolo cinese e il suo rispetto per il governo che lo guida”. E “anche le autorità di Pechino non ignorano il notevole prestigio di cui gode sul piano internazionale la figura del Papa. Per cui anch'esse ripetono di essere disponibili a migliorare le relazioni col Vaticano”.

“Un dialogo costruttivo va cercato, a mio avviso, sul terreno pratico. Le comunità cattoliche desiderano collaborare alla pace sociale e prodigarsi per il bene comune. Ma bisogna che sia assicurata alla Chiesa la possibilità di operare secondo le proprie tradizioni. E nella scelta di candidati all’episcopato è indispensabile che si tratti di sacerdoti idonei sul piano dei requisiti personali ed ecclesiali; e non si può accettare che alcuni organismi, voluti dallo Stato ed estranei alla struttura della Chiesa, si pongano al di sopra dei vescovi stessi nella guida della comunità ecclesiale. Lo ha detto chiaramente anche Papa Benedetto XVI”.

Per raggiungere un accordo valido e duraturo, a giudizio di padre Lazzaretto, “occorre, credo, un vero miracolo. C'è bisogno, quindi, di una crociata di preghiere, sapendo che ‘nulla è impossibile a Dio’. Per questo Papa Benedetto XVI ha chiesto più volte ai cattolici di tutto il mondo di unirsi all'invocazione dei loro fratelli e sorelle della Repubblica Popolare Cinese. Essi hanno una grande fiducia nella Vergine Maria, che venerano in molti santuari; specialmente a Sheshan (vicino a Shanghai) la invocano come Aiuto dei Cristiani. In particolare, il Papa raccomanda di chiedere che l'intercessione di Maria possa “illuminare quanti sono nel dubbio, richiamare quanti hanno sbagliato, consolare quanti soffrono, e dare forza a quanti sono attratti dalla lusinghe dell'opportunismo”.

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